IL PASTO è’ un appuntamento del gruppo famigliare.
È’ il momento in cui la famiglia si riunisce, il momento in cui è evidente chi è presente e chi è assente.
Ogni appuntamento ha un luogo e un orario di cui tutti i membri della famiglia dovrebbero essere informati per potersi preparare e partecipare o per poter comunicare la propria assenza e magari abitarla con gesti che ne indicano la presenza.
E’ il tempo condiviso in cui il ritmo delle relazioni famigliari si compone. E il ritmo suona, stona o tuona. Il motivo per cui durante i pasti si ride, si litiga, si parla, si ascolta, si guarda, si evita, si sta o si va.
I grandi preparano il nutrimento grazie alla propria capacità di farsi dono e strumento della crescita dei piccoli usando il proprio tempo, denaro e spazio.
I piccoli nutriti ricevono il tempo, l’attenzione e il rispetto da parte dei grandi.
Per nutrire è necessaria la fiducia in sé stessi e la disponibilità a preparare per l’altro.
Per nutrirsi è necessaria la fiducia nell’altro, percepirsi in contatto e sentirsi pensati, visti e considerati attraverso continui reciproci gesti comunicativi.
Cosa permette al piccolo di fidarsi di nutrirsi del cibo offerto?
Quando il cibo viene, appunto, offerto e non imposto. Con parole, gesti ed espressioni.
Se il suo rifiuto non intacca la stabilità emotiva dei grandi.
Se può dire no senza sentirsi responsabile della frustrazione o rabbia di chi lo ha preparato.
Se può dire no senza provocare guerre e feriti o sentirsi responsabile della fame del mondo.
Quando può dire sì e chiedere ancora, senza sentirsi inetto, egoista o fuori controllo o irrazionale, non in forma o insicuro.
Se può dire “ho fame” ed essere aiutato a capire di cosa ha fame.
Se percepisce il diritto di chiedere ed esprimere le preferenze e se l’adulto si assume il ruolo responsabile di rispondere con il sì o con il no, offendo motivazioni di cui è sicuro e che rassicurano, non confuse con proiezioni di ansie e bisogni personali.
Se il cibo è a disposizione di tutti, se non ci sono esclusi, quindi se il cibo è distribuito equamente tra i membri della famiglia ma con attenzione specifica ai bisogni dei bambini o delle persone con vulnerabilità (allergie, malattie, intolleranze alimentari) le quali richiedono un’attenzione particolare che esige ascolto, ma che può essere integrata e accolta tra i presenti.
Se può gustare, mangiare lentamente, masticare o sputare se disgustato.
Se può inceppare su qualche goffo movimento, tentativo di piccole autonomie che crescono, sporcare, spandere, provocare piccoli incidenti causati da schemi corporei immaturi…
Se la disponibilità al nutrimento da parte degli adulti rimane, nonostante la sua immaturità di piccolo.
Il pasto rappresenta un tempo relazionale, dove è possibile osservare e ascoltare il clima affettivo della famiglia e assistere alla qualità della comunicazione tra i partecipanti. In un certo senso la famiglia esprime “che tempo fa” al proprio interno.
Ultimo aggiornamento 13 Giugno 2022 by Gloria Frizzarin Psicologo Padova