Siamo tutti continuamente immersi nelle relazioni e nella comunicazione con gli altri mediante diversi stili comunicativi. Conoscere gli stili comunicativi ti può aiutare a riconoscerli e modificarli.
Puoi comunicare con le parole, con i silenzi, con le espressioni del viso, in modo diretto o non diretto o comunicare indirettamente ma in modo immediato attraverso i social.
Spesso non ci rendiamo conto di come comunichiamo finché qualcuno non ce lo dice o ce lo fa capire attraverso le sue reazioni.
Il tipo di comunicazione che utilizziamo con gli altri può farci sentire bene e connessi o rovinare la quotidianità e i rapporti.
Una comunicazione di cattiva qualità può diventare una forte fonte di stress. E riconoscerla può esserti utile per stopparla e riprenderla in modo diverso.
I 4 stili comunicativi:
Conosciamo insieme quali sono i principali 4 stili comunicativi che potremmo utilizzare in base alla situazione e circostanza in cui ci troviamo.
Essi sono lo stile aggressivo, lo stile passivo e lo stile passivo-aggressivo o indiretto e lo stile assertivo. I primi tre stili se utilizzati frequentemente hanno il potere di generare tensioni e conflitti, il quarto stile, invece, offre flessibilità, rispetto e serenità.
Stile comunicativo aggressivo:
Ti presento per primo lo stile comunicativo aggressivo.
Quando si comunica in modo aggressivo?
Comunichi in questo modo se senti che la spinta prevalente nell’interazione è dominare, controllare e soddisfare le tue esigenze, anche a scapito dei diritti (o bisogni) degli altri.
Questo può avvenire a causa di svariati motivi, che consiglio di approfondire in uno spazio personale o di gruppo.
Quando una persona comunica con uno stile aggressivo sentiremo un tono di voce alto e arrabbiato, sarcasmo e intromissione nello spazio altrui. Punta il dito contro l’altro, emette giudizi o sentenze e avvia discussioni contorte con l’obiettivo di indurre confusione. Talvolta la persona oltrepassa il confine dell’altro e agisce aggressioni verbali, fisiche o su oggetti o sull’interlocutore stesso.
La frase implicita è “Io sono OK, TU non sei OK”. Sono espressi commenti cattivi, umiliazioni, urla. L’ effetto che questo ha sull’altro è paura, umiliazione, difensiva o altrettanta aggressività (dipende quanto l’altro è carico o … scarico!).
Questo stile potrebbe essere utilizzato solo in alcune situazioni ma di certo non favorisce cambiamenti nel nostro interlocutore né funziona nell’ottenerne aiuto o vicinanza. Insomma un modo fallimentare di presentare le proprie richieste agli altri!
Stile comunicativo passivo:
Un altro modo contro-producente è utilizzare lo stile comunicativo passivo. Questo stile porta il vantaggio di mantenere il quieto vivere, evitare i conflitti e ricevere l’approvazione dell’altro, senza esporsi al giudizio altrui. Un comportamento tipico di questo stile è parlare a voce bassa, esitante, farfugliante, evitando il contatto visivo e prevalentemente con postura ricurva e chiusa.
L’implicito è “Io non sono OK, Tu sei OK”.
Se utilizzi lo stile comunicativo passivo ti capiterà di scusarti molto spesso anche quando non ce n’è bisogno. Hai la convinzione che gli altri siano più competenti, simpatici, capaci di te e ti percepisci in una posizione inferiore, cosa che ti suscita insicurezza e indecisione. Alle richieste, se pur spiacevoli, non riesci a dire No.
Un autosacrificio che può provocarti a lungo andare risentimento, rabbia interna, fino al momento in cui non riesci più a tollerare di rimanere immobile o passivo.
Dalla passività quindi può capitare di passare, a mo’ di esplosione, all’aggressività, spesso urlando. La persona passiva spesso è ritirata e rinunciataria. Di fronte ad una persona con stile comunicativo passivo gli altri rispondono spesso con attenzione e simpatia (potrebbe piacere avere al proprio fianco qualcuno che è sempre d’accordo o non protesta), anche se poi, di fronte allo scoppio, rimangono colpiti e impreparati.
Stile comunicativo passivo-aggressivo o indiretto:
Il terzo stile è quello definito stile comunicativo passivo-aggressivo o indiretto.
Se abbiamo questo stile abbiamo preferito in qualche situazione utilizzare manipolazioni e modalità indirette e poco esplicite per ottenere il controllo e prendere decisioni. La frase implicita è “Tu non sei OK, ma ti lascerò credere che tu lo sia”. In questo caso ci si prende cura dei propri diritti e bisogni lasciando intendere che, al contrario, ci si prenda cura degli altri.
Spesso il tono è sarcastico o cinico. L’ effetto che ha sugli altri questo tipo di comunicazione è di sospetto, confusione e sentirsi manipolati generando un senso di inaffidabilità.
Altre volte il comportamento è poco chiaro, sono frequenti i bronci, il ritiro emotivo o dimenticanze di ciò che a cui si ha detto sì sentendo no o scherzi poco piacevoli.
Stile comunicativo assertivo:
Il quarto stile comunicativo è quello più equilibrato e che permette di instaurare relazioni soddisfacenti e rispettose. È lo stile comunicativo assertivo: “Io sono Ok, Tu sei Ok“.
La persona che utilizza questo stile esprime le proprie richieste, i propri bisogni senza accusare o comandare, ma lasciando la libertà all’altro di reagire con accordo o disaccordo. La comunicazione assertiva non teme il dialogo e affronta il dibattito, tollera l’esposizione accettando critiche o punti di vista diversi, senza costruire azioni aggressive o belligeranti con la pretesa di aver ragione e senza voler prevaricare l’altro. L’ assertività costruisce possibilità.
Questa breve poesia di Fritz Perls può evocarne in parte la qualità.
Io sono io.
Tu sei tu.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.
Io faccio la mia cosa.
Tu fai la tua cosa.
Se ci incontreremo sarà bellissimo; altrimenti non ci sarà stato niente da fare.”
(Fritz Perls)
Ti sei rivisto in un particolare stile e ti stai facendo delle domande per capire il motivo che ti porta ad utilizzarne più uno che un altro?
Ognuno di noi può transitare, sulla base delle situazioni, tipo di interlocutore e umore, in una o nell’altra modalità. Non incolparti quindi se ti ritrovi negli esempi dei primi tre stili! Nei momenti in cui sei più vulnerabile, potresti renderti conto di avere comportamenti diversi da come sei di solito.
Saperli riconoscere, in te e nell’altro, ti può però allertare, e farti ricordare che è arrivato il momento di cambiare schema, o chiedere aiuto per cambiarlo, imparando a comunicare in modo più positivo.
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Ultimo aggiornamento 12 Gennaio 2023 by Gloria Frizzarin Psicologo Padova